17/03/11

Il ribaltone del ribaltone della teologia...

Su left di questa settimana (1) leggiamo un’interessante intervista (Il ribaltone della teologia, appunto) al teologo Vito Mancuso che contrasta con vigore la dimensione negativa e colpevolizzante del cristianesimo dogmatico della Chiesa…
 

Si tratta di una intervista che segue la presentazione, per l'editore Fazi, di un libro di Matthew Fox intitolato "In principio era la gioia" che Mancuso, sul sito della casa editrice Campo dei Fiori, presenta con queste parole "Si tratta finalmente di capire che l’autentica via di ingresso al cristianesimo non è il male, ma è il bene; non è la maledizione, ma è la benedizione; non è il dolore, ma è la gioia. La via cosmocentrica illustrata con entusiasmo da Fox in questo suo capolavoro costituisce l’unica possibilità perché il cristianesimo torni realmente a incidere nella vita concreta dell’ umanità".

Ma si può davvero concepire, come dice lui, un cristianesimo fondato sul bene originario anziché sulla originaria colpa ? E’ un’ipotesi verosimile o un sottile escamotage per trovare una sintesi (tutta politica) tra cattolici, laici, agnostici ed ex comunisti da sempre così pronti ad esaltare il Gesù “proletario” delle origini, il Cristo 'degli ultimi' da contrapporre alla fredda gestione della fede delle gerarchie vaticane ? "Ci sono libri che mettono paura a chi detiene il potere..." è l'incipit di un articolo, sempre a firma di Vito Mancuso, che Repubblica ha dedicato al libro dell'ex frate domenicano americano (2).

Affermare un’originale bontà umana all’interno dell’impianto concettuale cristiano scalzerebbe la maggior critica cui la cristianità è sottoposta da sempre, facendone un contenitore di buoni sentimenti, di giustizia sociale e di utopie universalistiche prive di qualsiasi teorizzazione concreta sull’essere umano. Buoni si è perchè così Dio ha voluto.
 
Invece qualche anno fa il Cardinale Martini (peraltro estimatore di Vito Mancuso) rispondendo ad una lettrice sulle pagine del Corriere (3) affermò testualmente che la Chiesa avrebbe potuto perfino accettare la teoria evoluzionistica di Darwin, purchè fossero salvi due concetti di base: la creazione prima come opera di Dio ed il dogma del peccato originale. La colpa di Adamo (di Eva in primis) non si tocca.
 
Bene. Allora dove sta l’inghippo ? Si può forse avanzare l’ipotesi che addossare ad Agostino (e al suo famoso contrasto con Pelagio sulla peccaminosità dei bambini morti senza battesimo) la responsabilità del ‘peccato originale’, di fatto salverebbe i primi tre secoli abbondanti di cristianesimo, facendone una mitica età dell’oro, scevra di colpe e di necessarie penitenze.

Ma così ci dimentichiamo forse di Saulo, romanamente detto Paolo, che dopo essere stato fulminato sulla via di Damasco, ripropose il mito della caduta di Adamo, recuperandolo dal libro della Genesi che non aveva suscitato il benché minimo interesse nella letteratura giudaica dei mille anni precedenti. 

È san Paolo che ha tratto il tema adamitico dal suo letargo (…) La figura di Adamo (…) è stata personificata sul modello di quella del Cristo alla quale fa da contrasto” dice Paul Ricoeur in Finitudine e colpa.
 
Gli 'serviva' la caduta del primo uomo per poter sostenere la salvazione proposta dal messia e dal trambusto della sua passione/crocefissione/morte/resurrezione. In un gioco di specchi al primo uomo peccaminoso si poteva contrapporre così l’ultimo uomo, il redentore.
 
Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione…” Romani, 5-12.
 

Se non c’era, a monte, una colpa a che pro Dio stesso si sarebbe incarnato in un uomo per morire e risorgere ? Tommaso: l'incarnazione è per la redenzione. Senza il peccato, non ci sarebbe stata... Ovviamente. Per fare che se no ?
 
Ma “L'affermazione che, fino all'avvento di Gesù, il genere umano si trovava sotto il dominio del peccato, la conseguente dottrina del peccato originale, l'idea della redenzione attraverso Gesù, quale unica via di liberazione dal peccato, capovolgono interamente le strutture del discorso originario ebraico…” Ariel Toaff, Gesù e incomprensibilità del messaggio cristiano.
 
Quindi è la colpa primigenia che distingueva la ‘nuova’ religione dall’ebraismo originario e la colpa doveva esserci o la ‘nuova’ religione non avrebbe avuto alcun senso. Da qui l’accusa al cristianesimo di essere cultura amartiocentrica, cioè fondata sulla colpa, non sulla salvezza, come invece la si vuole proporre, con un inganno fondamentale, storicamente molto remunerativo.
 
A questo punto Mancuso si trova quindi nella situazione di dover confutare non Agostino, ma Paolo di Tarso (emblema di alcuni alti rappresentanti della nuova sinistra come si sa), cioè il cristianesimo paolino antico tanto quanto il giudeo-cristianesimo che sconfisse, spingendolo fuori dalla storia, diventando di fatto l'ideologia della Grande Chiesa.
 
Ed eccoci forse al nucleo del “nuovo” progetto teologico, alla grande novità: che si voglia riproporre il giudeo-cristianesimo in contrapposizione al cristianesimo paolino ?
A riconoscere in Gesù il Messia, financo il figlio di Dio fattosi uomo, ma non la "verità" del peccato originale ? Dice Mancuso “Gesù, come ogni buon ebreo, non era a conoscenza di un peccato originale”. Cioè di una peccaminosità originaria dell’essere umano. 


Vero, non c'è traccia nelle frasi attribuite a Gesù nei Vangeli di concettualizzazioni estranee al complesso ed articolato pensiero ebraico del tempo e lo stesso Fox in un'intervista sul Corriere (4) afferma “…io non nego il peccato originale. Io contesto quello che noi intendiamo con questo. La parola ‘peccato’ è molto problematica e non compare da nessuna parte nella consapevolezza ebraica (cioè di Gesù)” sostenendo che, di fatto, il battesimo dei neonati avrebbe unicamente una funzione rituale di accoglimento nella comunità, non di purificazione da una colpa prenatale, a differenza del battesimo degli adulti che avrebbe effettivamente questa funzione di 'ripulitura' dai propri peccati commessi.
 
Eppure molti studiosi del giudaismo del secondo tempio affermano una stretta prossimità ideologica fra il primo cristianesimo e l’essenismo, cioè con una corrente minoritaria, ma non irrilevante, dell’apocalittica giudaica degli ultimi due secoli a. C.
 
E nelle grotte di Qumran, sede di una corrente (probabilmente) scismatica dell’essenismo, è stato trovato un manoscritto dove si dice “Quale creatura d'argilla può fare miracoli ? Fin dall'utero è nel peccato e fino alla vecchiaia nella colpevole iniquità(5).  Dove la parola ebraica usata, awon (peccato), ha un significato prossimo a 'macchia' indelebile: “l’awon è (…) una macchia che si attacca all’uomo fin dal concepimento: fa quindi parte della sua natura(6).

L’uomo quindi è nel peccato fin dall’utero. Non sarà un riferimento alla colpa di Adamo (non lo è infatti), ma si parla chiaramente di una peccaminosità connaturata all’essere umano, concetto derivante dall'attribuzione di negatività all'istinto sessuale. Se la sessualità è indiscutibilmente connaturata all'uomo e si apre un processo culturale che tende a considerarla peccaminosa, ecco che anche il peccato - conseguentemente - sarà prima o poi considerato connaturato all'essenza umana. E' quello che accadde in alcune correnti dell'apocalittica giudaica, convergenti con quelle ellenizzanti.


Il termine 'peccato' quindi esisteva - eccome - nella "consapevolezza ebraica". L’amartiocentrismo c'era già nei fatti ed anche il pensiero qumranico fondava la sua concettualizzazione della natura umana sulla colpa.

Gli ebrei che rifiutavano il peccato di origine erano quelli dell’ortodossia del Tempio, sadducei, farisei, da cui poi l'ebraismo rabbinico; quelli che sulla scia di Ezechiele (VII-VI sec. a.C.) rifiutavano la trasmissibilità della colpa: "Colui che ha peccato e non altri deve morire; il figlio non sconta l'iniquità del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità" (Ez. 18, 20). Qui si fondò la responsabilità individuale. Sono gli ebrei della Legge, cioè delle norme di purità; quelli che ragionavano in termini di puro-impuro, non di bene-male come categorie assolute del pensiero. Ancora oggi l' ebraismo rifiuta l'idea di un peccato originale, attribuendola in esclusiva al cristianesimo (e chissà che non sia questa la vera 'diversità' che ha causato duemila anni di persecuzioni cristiane). 

Ma non quelli che duemila anni fa erano gli ebrei più prossimi alle correnti apocalittico-messianiche. Quindi, possiamo ipotizzare, nemmeno i giudeo-cristiani.

Ma allora di quale religione parla Vito Mancuso (e prima di lui Matthew Fox) quando afferma una primaria origine bene-detta ? Di una nuova religione ? O l’intento è solo quello di dare una verniciata di parole alla vecchia solfa del ‘buon cristianesimo delle origini’ ? O c’è di più ancora ? Quale teorizzazione nuova vuole proporre alle martoriate schiere della sinistra (ecclesiastica) italiana ? La mistica del bambino meravigliato di essere al mondo, come dice in left ?
 
Un po' tardi. Oggi non esiste più un vagare nelle nebbie alla ricerca di una spiegazione più o meno spiritualistica dell’origine di quanto nell’uomo non è pura materialità…  

Oggi si afferma, a chiare lettere che la prima attività umana è "capacità di immaginare", derivante da un preciso processo biologico, dalla fisiologia della nascita, altro che mistica disposizione "a sentire l'immenso carico di bene che ci avvolge e a meravigliarsene". Oggi si sa e si afferma che il pensiero, la psiche, ciò che è sempre stata ritenuta "immagine divina", non ha alcuna origine preterumana. Basta studiare Massimo Fagioli. 

Il che non è facile, ma quando mai le idee innovative sono state facili?


marzo 2011

Cfr. in questo blog anche "Mito e ideologia: il peccato originale"

Note

1) n. 10, 11 marzo 2011 
2) La Repubblica, 17 febbraio 2011
3) Corriere della Sera, 30 agosto 2009
4) Corriere della Sera, 17 febbraio 2011
5) Inni di Qumran, 1QH - Col. XII (=IV), 5-40, Preghiera nell’angoscia e fiducia in Dio.
6) Paolo Sacchi, Apocrifi del Vecchio Testamento.

Bibliografia

M. Fagioli, Istinto di morte e conoscenza
M. Fagioli, La marionetta e il burattino
M. Fagioli, Teoria della nascita e castrazione umana
M. Fagioli, Bambino, donna e trasformazione dell’uomo
M. Fagioli, Storia di una ricerca. Lezioni 2002
M. Fagioli, Das Unbewusste. Lezioni 2003
M. Fagioli, Il pensiero nuovo. Lezioni 2004
M. Fagioli, Una vita irrazionale. Lezioni 2006
M. Fagioli, Fantasia di sparizione. Lezioni 2007
M. Fagioli, Left 2006
M. Fagioli, Left 2007


Cfr. anche www.lasinodoroedizioni.it

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